Costruzione
Ogiva (o Nose Cone)
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Descrizione e funzioni
Il nome ogiva si riferisce più precisamente ad una forma
particolare (detta appunto "a ogiva"), ma è entrato
ormai nell'accezione comune per indicare la punta di un modello di qualunque
forma sia.
La funzione dell'ogiva è intuitiva: serve per ridurre la resistenza
aerodinamica dell'intero veicolo ed essendo in cima al modello ne è
la principale responsabile.
L'altra funzione fondamentale dell'ogiva è di fare da "tappo"
al modello, chiudendo il vano nel quale è inserito il paracadute.
Al momento dell'espulsione l'ogiva verrà espulsa, seguita
subito dopo dal paracadute. Per evitare di perderla, l'ogiva
viene fissata al modello tramite un cavo detto "shock cord".
La shock cord viene fissata ad un anello o un occhiello che è
parte integrante dell'ogiva stessa, o viene avvitato in essa.
Aerodinamica
I
nostri modelli si muovono quasi sempre a velocità subsoniche.
In regime subsonico le forme più aerodinamiche non presentano
punte o spigoli ma piuttosto forme arrotondate. Le due forme
più utilizzate sono quella detta ad ogiva, con la punta smussata,
e quella a parabola entrambe con un rapporto tra diametro ed altezza
compreso tra 1:3 ed 1:5.
La forma conica non è l'ideale per i regimi subsonici, ed offre
una resitenza aerodinamica maggiore non solo rispetto alla forma parabolica
ma anche rispetto ad una semplice forma semisferica. Viene
utilizzata solo nei casi di riproduzioni in scala, se il veicolo riprodotto
la utilizzava, oppure per puri motivi estetici quuando al costruttore
non importa il peggioramento aerodinamico.
Nel caso di riproduzioni in scala ovviamente si utilizzano le forme
più diverse, imposte dal dovere di riproduzione fedele.
Materiali
Fino
agli anni Ottanta erano ancora in vendita ogive in balsa, anche di diametri
consistenti, ma attualmente sono realizzate sempre in plastica
stampata. In commercio esistono confezioni da più pezzi adatte per per
i modelli più piccoli, o singole per i modelli grandi.
La plastica utilizzata per le ogive più piccole è abbastanza
rigida e si carteggia con facilità. Il passaggio con la carta
vetrata la rende opaca ed uniforme, adatta per essere verniciata.
Le ogive più grandi sono realizzate con una plastica più
robusta e spessa, ma lievemente più elastica e "scivolosa".
Carteggiando queste ogive si ottiene una superficia cosparsa di sottili
pelucchi che vanno asportati utilizzando carta di grana più fine.
In commercio non mancano neppure le ogive
in fibra di vetro, che di solito sono di grandi dimensioni (diametri
superiori ai 3" - 75 mm)

Autocostruzione dell'ogiva
L'autocostruzione delle ogive non è una reale necessità
nella stragrande maggioranza dei casi, ma diventa obbligatoria quando
si costruisce un modello in scala che ha una punta di forma particolare,
introvabile in commercio. Il caso più classico è la riproduzione
di vettori spaziali che portano una capsula con forme irregolari (Gemini,
Mercury) o che hanno punte con rapporto diametro altezza particolare
(Shuttle, Apollo).
Per la realizzazione autonoma delle ogive
si parte da blocchi di legno di balsa o obeche. Altri legni non sono
adatti perchè il peso è eccessivo a meno che non si svuoti
l'ogiva ineternamente. Se non si dispone di un tornio, ed il
diametro dell'ogiva non supera i 50 mm, si può usare un trapano
a colonna a mo' di tornio. Bisogna procurarsi un blocco di legno
a forma di parallelepipedo a sezione quadrata, col lato un po' maggiore
del diametro finale dell'ogiva. Si traccia il centro su una delle facce
più piccole e si pratica un foro perfettamente verticale. In
questo foro si inserisce un tondino di legno di diametro non inferiore
ai 5 o 6 mm e si incolla in modo robusto (epoxy o cianoacrilica) lasciando
sporgere un ezzo lungo 3 o 4 cm. Una volta che la colla è indurita
si può sbozzare col taglierino il blocco di legno, per fargli
assumere una forma grosso modo cilindrica. Poi si infila la parte di
tondino che sporge nel mandrino del trapano e si fa ruotare a velocità
moderata. Usando carta vetro di grana sempre più fine si dà
la forma all'ogiva che risulterà perfettamente rotonda e sagomata.
Alcuni modellisti esperti realizzano da sé le ogive in
fibra di vetro. Si tratta di un lavoro che richiede esperienza e manualità
non comuni. Di solito prevede di tornire una forma in legno col metodo
descritto sopra, che verrà utilizzata come forma base e rivestita
in tessuti di vetro ed epoxy. E' necessario utilizzare un sistema per
distaccare la forma dal tessuto quando la resina è indurita.
Un altro sistema prvede di tornire un blocco in espanso (Styropor) e
ricoprirlo col tessuto impregnato. L'espanso può poi essere lasciato
al suo posto o dissolto con diluenti per ottenere il solo guscio di
fibra, robusto e leggero. Dato il costo e la complessità di lavorazione,
questo procedimento viene utilizzato solo in quei casi in cui non si
può reperire in commercio un ogiva di una certa forma o quando
ci sono delle particolari esigenze di robustezza.
Dimensioni e forma
Le ogive disponibili in commercio rispettano il diametro dei tubi standard
di ogni dimensione. Tutte le ogive hanno una "spalla" (shoulder) cioè
una sezione di diametro leggermente inferiore alla loro base che permette
di inserirle nel corpo del razzo, ed un anello o un occhiello al quale
legare il sistema di recupero. Nel caso di ogive autocostruite questo
anello può essere un occhiello a vite avvitato e fissato con colla
nella base.

L'ogiva è anche il posto dove aggiungere
peso nel caso il modello lo richieda per questioni di stabilità
(vedi anche sezione Stabilità).
Nelle ogive per piccoli modelli si può allargare il foro alla
base ed inserire della plastilina o stucco per vetri all'interno della
punta fino a raggiungere il peso desiderato. La plastilina o lo stucco
possono essere caricati con piombini da pesca per aumentare ulteriormente
il peso e pressati nell'ogiva con una bacchetta di legno.
Nelle ogive più grandi di solito
di utilizzano pesi in piombo da pesca bloccati all'interno della punta
con una colata di epoxy o con schiuma bicomponente. Nel caso si utlizzi
la colata di epoxy bisogna stare attenti a non versarne in quantità
eccessiva o comunque a non versare la quantità necessaria per
bloccare il peso tutta assieme nello stesso momento. Un grosso accumulo
di resina in uno spazio ristretto genera molto calore durante la reazione
di polimerizzazione, ed il calore può essere talmente alto da
fondere l'ogiva stessa. Fate questo lavoro con la punta dell'ogiva immersa
in acqua fredda ed aggiungete un po' di resina per volta lasciando dissipare
il calore di volta in volta.
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