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TECNICA | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Il metodo di espulsione del sistema di recupero più
utilizzato sia in modellismo spaziale che nelle applicazioni reali è
una piccola carica di polvere che brucia con rapidità in modo
da creare una gran quantità di gas che pressurizza il vano del
paracadute. La carica di espulsione inclusa nel motore può essere utilizzata in sistemi di recupero semplici e con un solo paracadute, oppure come carica di riserva in sistemi che utilizzano dispositivi elettronici. Nel caso di motori ad uso singolo la carica non si può dosare come si vuole, ma questi motori vengono usati per modelli di dimensioni ridotte che non richiedono sistemi di recupero complessi e quindi non richiedono un calcolo della carica. Nel caso dei motori ricaricabili, in particolare High Power, la carica di espulsione può essere dosata. Questi motori vengono montati su modelli di tutte le dimensioni e quindi il dosaggio della carica diventa molto importante. Per i calcoli visti in precedenza, è raro che un modello di grandi dimensioni si affidi solo al motore per l'espulsione del paracadute. Ma è sempre consigliabile utilizzare anche la carica del motore come riserva e quindi va calcolata in modo corretto.
Nei modelli di diametro superiore ai 65mm la forza
della carica di espulsione non dovrebbe essere più lasciata al
caso. Qualcuno consiglia "di più è meglio che di
meno" ma una maggiore quantità di carica significa maggiore
carico termico sul paracadute e sulle funicelle, maggiore possibilità
di danni dovuti alla fiamma, e maggiore energia cinetica da scaricare.
Si sono visti modelli con cariche così sovradimensionate che l'ogiva
veniva espulsa con una violenza tale da strappare via l'intero sistema
di recupero. Tra i sistemi realizzabili in casa ci sono i tubetti in cartone ai quali si incolla un fondello forato in modo che possa passare il filo dell'accenditore. Il tubetto viene riempito con la polvere e chiuso con carta o un dischetto adesivo. E' un sistema semplice da realizzare ma è necessario sigillare il foro di uscita dei cavi in modo che i gas dell'espulsione non raggiungano i dispositivi elettronici. Inoltre non garantisce una lunga durata. Una variante di questo sistema è utilizzare un motore tipo Estes usato e ripulito al suo interno, con l'ugello chiuso con epoxy. I sistemi commerciali in uso al momento sono costituiti da tubi in alluminio o in resina variamente lavorati che prevedono lo spazio per inserire l'accenditore e che sigillano i cavi in modo che i gas non fuoriescano. Un tipo prevede lo spazio per due accenditori (Safeject-2) per una maggiore sicurezza. Questi sistemi contengono tipicamente 2-3 gr di polvere, ma ne esistono anche per quantità superiori, per modelli molto grandi (Safeject-EX)
Questi contenitori vengono fissati all'interno del modello avvitandoli per mezzo di staffe o facendoli passare attraverso supporti a tubo inseriti negli anelli di centraggio.
Un altro sistema di contenimento delle cariche è realizzato con provette in plastica per usi clinici alle quali si taglia il fondo per inserire l'accenditore. Il contenitore viene chiuso con un coperchio e fissato all'interno del modello. Accenditori
Un altro sistema di accensione non professionale sono le lampadine usate per decorazioni natalizie. Rompendo con attenzione la punta si espone il filamento che può essere annegato nella polvere. Applicando una corrente anche debole il filamento diventa incandescente e accende la polvere. Anche questo metodo non è tra i più sicuri in quanto il filamento è fragilissimo e potrebbe rompersi sia al momento di inserirlo sia durante il volo. Gli accenditori che danno migliori garanzie sono quelli professionali, studiati per avere una grandissima affidabilità in diverse condizioni d'uso. Sono realizzati con un sottile filo metallico immerso in una goccia di materiale sensibile al calore (pirogeno) che si accende non appena si applica corrente. Le caratteristiche che devono avere gli accenditori sono: Bassa corrente di funzionamento - Gli accenditori
utilizzati per accendere i motori non sono adatti perchè richiedono
correnti di diversi Ampere. Le batteria di bordo non sono in grado di
erogare forti correnti garantendo affidabilità quindi gli accenditori
per le cariche devono richiedere assorbimenti moltoi bassi.
Daveyfire Inc. - Daveyfire è
un'azienda che produce diversi prodotti pirotecnici tra i quali accenditori
per airbags e forniture per militari. I loro accenditori sono estremamente
affidabili. Oxral - Gli accenditori Oxral sono prodotti in Repubblica Céca e sono molto utilizzati nell'industria pirotecnica. Anch'essi sono molto affidabili e hanno caratteristiche simili ai Daveyfire. La tabella riporta le caratteristiche di questi accenditori:
Perchè non si usano accenditori tipo Estes anche per le cariche di espulsione? Prima di tutto perchè hanno un forte assorbimento di corrente che i dispositivi elettronici spesso non sono in grado di fornire, opure che richiederebbe una batteria grossa, e poi perchè questi accenditori sono progettati per fornire una grande quantità di calore per un periodo relativamente lungo. Per ragioni pratiche è meglio evitare questo all'interno di un modello. Raccomandazioni - La sicurezza è molto
importante. Tra le ragioni di malfunzionamento del sistema di recupero
ci sono gli accenditori guasti. Anche se l'incidenza di guasti degli
accenditori fabbricati commercialmente è estremamente bassa non
si può escludere del tutto. Un accenditore ridondante è
sempre una buona idea. Tutti i dispositivi elettronici usati in modellismo spaziale
sono in grado di accendere due accenditori e la spesa per un accenditore
extra vale sicuramente più che vedere il proprio modello schiantarsi
a terra o, peggio, su una automobile o su una persona. Ripetiamo che per l'utilizzo della polvere da sparo è necessario possedere un porto d'armi. Il punto di partenza per la determinazione della quantità di polvere da usare è determinare la quantità di forza voluta sulla base dell'ogiva. In seguito si calcola la pressione necessaria per generare quella forza.I parametri da conoscere sono: 1- Diametro della struttura del velivolo (base dell' ogiva) 2 -Volume dell'alloggiamento dei paracadute (si esclude il volume occupato dal paracadute stesso) 3 - Attrito tra le parti che devono separarsi 4 - Velocità di espulsione dell'ogiva
2 - Il volume della sezione che viene pressurizzata determina la quantità di polvere necessaria per raggiungere la pressione voluta. 3 - Le parti del modello che devono separarsi possono essere unite con maggiore o minore attrito ed avere bisogno di più o meno forza per la separazione. Se si usano spine di sicurezza (shear pins - vedi oltre) allora bisogna conoscere la forza necessaria per romperle. 4 - La velocità di espulsione dell'ogiva determina la sua energia cinetica e quindi lo sforzo che deve sopportare al shock cord e i suoi agganci. Più sopra abbiamo spiegato come calcolare questo valore. Una volta che avete selezionato la forza voluta sull'ogiva, determinate la pressione che produrrà quella forza:
P=(F/A)*14,22 (forza in psi - libbre per pollice quadrato) Nelle tabelle qui sotto è stato già fatto il calcolo in bar e in psi per i diametri standard in base ad alcuni valori di forza:
La tabella indica che i diametri minori hanno bisogno di una pressione maggiore dei diametri più grandi, a parità di forza voluta. Naturalmente alcuni valori non sono adeguati. Bisogna sempre scegliere valori di pressione compresi tra 0,35 e 1,3 bar (5-20 psi) ed una forza non eccessiva. I valori più adeguati sono indicati in verde. Per diametri inferiori a 2.56" il calcolo potrebbe essere tralasciato ma se si vuole eseguire ugualmente la forza da applicare è inferiore a 50 kg. Stabilita la pressione necessaria si può calcolare la quantità di polvere richiesta. La formula per il calcolo della polvere riporta le unità di misura in gr, bar e cm, ed è semplificata ma più che adatta per i nostri scopi. Assumendo che la polvere si trasformi interamente in gas all'istante (è molto vicino alla realtà), la relazione tra la sua massa, il volume che occupa e la pressione generata è stabilita dall'equazione di stato dei gas perfetti: P*V=n*R*T dove n rappresenta la massa in moli. Per ottenere la massa in grammi l'equazione diventa: n = P *
V/(R*T) * 100 P = pressione in bar [kg/cm2] Dato che il prodotto R*T è costante, semplificando si ottiene un coefficiente numerico in base alla pressione desiderata e dato che V=A*L e A=(D/2)2*p la formula si riduce a: m = Cp*D2*L Cp = coefficiente di pressione Tabella coefficiente Cp in base alla
pressione
Come abbiamo visto più sopra, una pressione anche modesta come 1 bar produce una forza notevole anche su ogive di diametro non eccessivo. L'equazione può essere invertita per calcolare la pressione prodotta da una data quantità di carica: P = m* R * T/V Per il calcolo della quantità di polvere si può utilizzare anche un altro metodo: Considerando che V=A*L e F=P*A, sostituendoli nella formula m=P*V/R*T si ottiene: m=F*L/R*T dato che R*T è costante si ottiene la formula: m=0,00045*F*L che ci dice quanti grammi (m) di polvere servono per produrre la forza F [kg] in un compartimento di lunghezza L [cm]. Il risultato è lo stesso delle formule di cui sopra. E' interessante notare che in questa formula non rientra il diametro che è ininfluente in quanto si specifica già la forza desiderata. Prova a terra La prova si esegue montando il modello come sarà in volo, anche senza paracadute, e portando all'esterno i fili degli accenditori. Mentre un aiutante regge il modello puntandolo lontano da persone e cose si applica tensione all'accenditore. Se l'ogiva viene espulsa con decisione e la shock cord non subisce strappi avrete la conferma di aver effettuato i calcoli giusti.
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